“DOMENICA AL MUSEO”: tornano i musei gratis a Roma la prima domenica del mese

Domenica 7 Ottobre 2018 prende il via Domenica al Museo, l’iniziativa promossa dal decreto del Ministro Franceschini.

I musei che aderiscono all’iniziativa sono davvero tantissimi, tuttavia l’ingresso gratuito non sempre comprende la visita alle mostre in corso per le quali invece potrebbe rimanere in vigore la tariffazione apposita.

L’iniziativa Domenica al Museo si basa sull’ingresso nei musei e aree archeologiche dei Beni Culturali d’Italia: per quanto riguarda i musei civici della città di Roma, la proposta è destinata ad i cittadini residenti nella Capitale e a quelli dell’area metropolitana, previa esibizione di un documento di identità al momento dell’ingresso al museo.

Ecco alcuni consigli e un possibile itinerario per assicurarsi una domenica all’insegna della scoperta di luoghi meravigliosi, senza sborsare un centesimo.

Considerato il grande consenso riscontrato da parte dell’iniziativa fin dal momento del suo annuncio, è consigliabile selezionare pochi luoghi da visitare e la pianificazione dell’itinerario in modo da limitare al massimo il tempo perso nelle code previste.
Vediamo ora un possibile itinerario attraverso alcuni dei luoghi che aderiscono a questa particolare ed originale iniziativa.

Il più importante sito che consigliamo di visitare è sicuramente il Colosseo. Il celebre anfiteatro, vero e proprio simbolo di Roma, fu costruito circa duemila anni fa, sotto l’imperatore Vespasiano. All’interno del Colosseo furono combattuti duelli fra bestie feroci, lotte all’ultimo sangue tra gladiatori e perfino epiche battaglie navali: l’invaso dell’arena veniva infatti riempito d’acqua attraverso un complicato sistema idraulico.

Il secondo complesso visitabile gratuitamente grazie a questa splendida iniziativa è quello del Foro Romano (contingentato con il Palatino). Testimone di eventi storici irripetibili, è stato ornato di monumenti di eccezionale bellezza, che ancora oggi abbiamo il vantaggio di poter ammirare. Vero e proprio fulcro dell’intera romanità sin a partire dalla fondazione della città, nel 753 a.C., infatti, presenta i resti di alcune basiliche, all’epoca sedi degli uffici giudiziari, ovvero la Basilica Iulia e la Basilica Emilia, il Tabularium, che ospitava gli antichi archivi di Roma e l’arco eretto sotto l’imperatore Settimio Severo. Uno degli elementi che più contraddistinguono il Foro Romano lo si trova all’ingresso del complesso, ovvero l’Arco di Tito, che presenta dei bassorilievi che ricordano la vittoria nella campagna contro gli Ebrei, la distruzione ed il saccheggio del tempio di Salomone.

Assolutamente consigliato è il tour nei resti della Domus Aurea, la maestosa reggia che l’imperatore Nerone fece costruire nei pressi del Colosseo e che venne rasa al suolo alla morte dello stesso imperatore, a testimonianza del pessimo ricordo che questa ambigua figura aveva lasciato nella cittadinanza romana.

Consigliata la visita del museo dell’Ara Pacis, il famoso altare eretto per volere dell’imperatore Augusto, la cui finalità era quella di promuovere i buoni costumi ed il rispetto per gli antenati e le divinità che il princeps voleva riportare a Roma dopo anni estremamente turbolenti, sottolineando al tempo stesso la genealogia con Venere.

L’ultimo complesso museale che ci sentiamo di consigliare sono i mercati traianei, il più antico centro commerciale della storia, collocato proprio a fianco del più importante complesso forense a Roma, i Fori Traianei.

Potrete poi arricchire il vostro itinerario selezionando altri tra i seguenti siti, in base al tempo che avrete a disposizione.

 

Musei gratis prima domenica del mese a Roma:

 

Galleria Borghese (rimane obbligatoria la prenotazione di € 2,00)
GNAM Galleria Nazionale Arte Moderna 
Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia
Museo HC AndersenMuseo M. PrazMuseo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative e il Costume
Museo nazionale Romano (Palazzo MassimoPalazzo AltempsCrypta BalbiTerme di Diocleziano)
Galleria nazionale d’Arte Antica Palazzo Barberini
Galleria nazionale d’Arte Antica Palazzo Corsini
Galleria Spada
Museo nazionale di Palazzo Venezia
Museo nazionale di Castel Sant’Angelo (ingresso contingentato)
Museo nazionale d’Arte Orientale “G. Tucci”
Museo nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”
Museo nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Museo nazionale dell’Alto Medioevo
Museo nazionale degli Strumenti Musicali
Scavi di Ostia Antica
Museo Ostiense
Mausoleo di Cecilia Metella
Terme di Caracalla
Villa dei Quintili
Villa Adriana a Tivoli
Villa d’Este a Tivoli
Musei Capitolini
Centrale Montemartini 
Museo di Roma in Palazzo Braschi
Museo di Roma in Trastevere
Musei di Villa Torlonia
Museo Civico di Zoologia
Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale

“Three Letters from Sarajevo!” Goran Bregović torna a Roma nel 2019

Sui siti specializzati nel ticketing di eventi sono già acquistabili i biglietti per le due date ufficiali, 31 marzo e 15 aprile. Le date sono quelle dei due concerti che Goran Bregovic ha fissato a Roma per il 2019. Il musicista bosniaco porterà il suo ultimo disco, “Three Letters From Sarajevo!” (inciso nel 2017), prima all’Auditorium Parco della Musica e poi al Teatro Brancaccio.

Bregovic avrà con sé una formazione molto variegata composta da 18 elementi. Lui, come sempre, suonerà chitarre e sintetizzatori; l’orchestra da lui attentamente selezionata, invece, sarà composta da una band gitana di fiati, un sestetto di voci maschili, un duo di voci bulgare e un quartetto d’archi.

Il compositore, nato a Sarajevo nel 1950 da madre serba e padre croato, è cresciuto nello stesso ambiente, appartiene alla stessa generazione ed è sfuggito agli stessi pericoli di Emir Kusturica, con il quale ha formato un tandem in cui la complicità è stata tale da non aver più bisogno di parole per esprimersi. Bregovic fu autore infatti, tra gli altri lavori, di quasi tutte le colonne sonore dei lungometraggi del regista.

A grande richiesta, Bregovic ha più volte spiegato, nelle numerose interviste rilasciate, il significato di questo titolo, “Three Letters From Sarajevo”. Ha rivelato come ognuna delle tre lettere del titolo rappresenti i gruppi religiosi che hanno scandito (e scandiscono tuttora) la sua esistenza. Questa simbologia, come ha ribadito lo stesso Bregovic, è ben presente anche nel discorso musicale. Infatti il secondo volume del disco, uscito nel 2018, è un concerto per tre violini solisti ed orchestra sinfonica, dove ogni assolo di violino è suonato a seconda della matrice religiosa; alla maniera classica, propria dei cristiani, alla maniera “klezmer” propria della cultura ebraica e alla maniera orientale, propria dei musulmani.

Bregovic ha spiegato chiaramente quale ambizioso disegno ci fosse dietro alla moltitudine di concetti e metafore di questo album: quello di rappresentare una dimensione ideale dove le barriere dovute alla diversità religiosa fossero abbattute completamente, dove i rapporti umani potessero essere all’insegna della convivenza pacifica. Una dimensione ideale che lui auspica fortemente ma sulla quale nutre un forte pessimismo, come testimonia la storiella, raccontata in uno dei testi dell’album, dell’ebreo che cerca invano da tanto tempo tracce di Dio presso il Muro del Pianto. Il musicista, ricordando alcuni aspetti della sua avventurosa biografia, ha dimostrato quanto sia legato lui stesso a doppio filo con questi temi. Il padre e la madre, infatti, sono l’uno cattolico e l’altra ortodossa, mentre la moglie è di religione musulmana.

Bregovic si sente in qualche modo l’incarnazione del suolo della natìa e multietnica Sarajevo, un suolo calpestato contemporaneamente da persone di etnie e religioni diverse.
Del resto anche la sua musica rappresenta una sorta di “terra di frontiera”: è la commistione, unica nel suo genere, di stili diversissimi tra di loro quali la musica polifonica tradizionale dei balcani ed il tango che si fondono in un solo particolarissimo sound dal tocco inconfondibile. Una musica contaminata ulteriormente dalla cultura popolare tzigana, da cui Bregovic è stato notevolmente influenzato sin dai primi passi compiuti da musicista.

Il compositore bosniaco ha anche parlato nel dettaglio di entrambi i volumi di “Three Letters from Sarajevo!”. Ha sottolineato le differenze (il primo volume ha delle connotazioni marcatamente “pop”, mentre il secondo, come già accennato, è un vero e proprio concerto di musica sinfonica), ha citato le partecipazioni illustri ed ha ribadito la coabitazione (più che mai vincente) di musicisti di religione ebraica, cristiana e musulmana.

La mostra Andy Warhol al Complesso del Vittoriano di Roma

Il 3 ottobre aprirà i battenti a Roma, negli spazi del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, una mostra completamente dedicata al celebre artista Andy Warhol, in occasione della ricorrenza del novantesimo anniversario della sua nascita.
La mostra Andy Warhol è completamente curata e raccontata dall’organizzazione Arthemisia in collaborazione con Eugenio Falcioni e Art Motors.

L’esposizione parte dalle origini artistiche della corrente Pop Art, da quando il genio nativo di Pittsburgh nel 1962 inizia la sua attività nel campo della serigrafia, creando la celebre serie Campbell’s Soup, le famose minestre in scatola che Warhol prende in prestito dagli scaffali del supermercato, consegnandoli di diritto nella storia dell’arte contemporanea.
A seguire troviamo le serie dedicate ad Elvis, a Marilyn Monroe ed alla Coca Cola.

Il percorso si articola attraverso 170 opere circa, cercando di sintetizzare, per quanto possibile, la storia e la vita di un personaggio che ha segnato per sempre non solo la storia dell’arte negli anni a seguire, ma anche il cinema e la musica, andando a tracciare un percorso ben definito che ha stravolto qualsiasi definizione di estetica precedente.

Ma cosa ha rappresentato davvero Andy Warhol? Artista impossibile da descrivere con un’unica etichetta, fu una figura a tutto tondo: pittore, regista ma soprattutto il più grande fautore della commercializzazione delle opere d’arte.

Le prime mostre di Warhol risalgono agli anni Cinquanta ma fu a partire dal 1962 che l’artista iniziò a realizzare le prime serigrafie, scegliendo come soggetto delle sue opere prodotti commerciali, personaggi dei fumetti ed icone del suo tempo: da Braccio di Ferro a Superman, passando per la Campbell’s Soup alla Coca Cola, le immagini che Warhol sceglieva di volta in volta erano prese a piene mani dalla cultura americana di quegli anni per poi essere elaborate in serie, così da portare all’esasperazione quella teoria che voleva che l’arte venisse letteralmente consumata così come qualsiasi altro prodotto commerciale.

Come detto, Andy Warhol è famoso soprattutto per essere il portatore e l’ideatore della celebre corrente artistica denominata Pop Art.
Nel 1962 Warhol fondò la Factory: si trattava di uno studio in cui i primi collaboratori del geniale artista producevano delle serigrafie, ma rappresentava sostanzialmente un punto di ritrovo per superstar o artisti che stavano cercando di scalare la vetta del successo.
Di questi anni è la nascita del progetto Marilyn, quella che sicuramente è la più famosa opera di Warhol. Nel 1967, l’artista realizzò circa 10 serigrafie su superficie cartacea che raffiguravano il volto della diva americana: queste opere divennero poi parte di un ciclo più ampio all’interno della quale Warhol raffigurò altri importanti personalità dell’epoca, come Guevara o Mao Tse Tung.
Osservando quest’opera, ad una prima occhiata, si potrebbe pensare che non richiedano un grande sforzo od una grande creatività per essere realizzate, ma tutto ciò è proprio quello che Warhol stesso vuole portarci a credere: dato l’elevatissimo successo di questi lavori, l’artista americano riuscì a dimostrare come l’arte sia davvero a portata di tutti e rappresentare, quindi, un bene di larghissimo consumo e non un mero beneficio destinata ad una èlite più abbiente.

La creatività di Warhol non si fermò però al mondo della pittura, ma ricoprì numerosi altri settori dell’arte: a partire del mondo dell’editoria e del giornalismo, a quello del cinema, dove Warhol si occupò di raccontare numerose sfaccettature più oscure del mondo umano, come la droga o l’omosessualità, passando per un breve periodo anche alla musica, all’interno del quale finanziò il primo disco dei Velvet Underground.

La mostra di Canaletto a Roma

Proprio nel 250° anniversario dalla morte del pittore veneziano, si presenta a Roma la mostra “Canaletto 1697-1768” dove sarà possibile ammirare i suoi più grandi capolavori.

Canaletto è stato uno dei pittori del Settecento europeo più noti.
Nato a Venezia nel 1697 con il nome di Giovanni Antonio Canal e ivi morto nel 1768, fu un incisore e pittore, conosciuto soprattutto per le sue vedute della città veneziana. Esisteva all’epoca, a Venezia, una famiglia Canal di origine nobile; pare però non avesse alcun collegamento con quella del pittore, anch’essa benestante.

Il soprannome con il quale è a tutti noto gli venne affibbiato probabilmente per distinguerlo dal padre, anch’egli pittore ma di scene teatrali. Canaletto si ritrovò infatti a collaborare sia con il padre che con il fratello, per la realizzazione di fondali scenici per le opere di Vivaldi a Venezia e Scarlatti a Roma. Nella capitale venne in contatto con i “vedutisti”, i quali lo introdussero a questo genere pittorico che prevedeva la realizzazione di squarci delle città riprese dal vero. Venezia sarà una delle città che maggiormente si presterà, per le sue vedute, a questa scia pittorica settecentesca.A Roma il Canaletto ritrae le vedute della Basilica di Santa Maria d’Aracoeli, del Campidoglio e del Tempio di Antonino e Faustina immortalandole nel loro aspetto quotidiano.

La caratteristica che contraddistingue il Canaletto è la sua capacità di rappresentare in maniera ardita il momento impresso sulla tela, con una perfetta fedeltà verso architettura e condizioni di luce presenti. All’epoca raggiunse una certa fama soprattutto nella sua città e ottenne diverse committenze dai signori del tempo e dai mercanti. Le rappresentazioni di Venezia durante le sue feste erano quelle che meglio fotografavano l’immagine della ricchezza e della magnificenza di questa repubblica marinara. In lui si realizzarono e concretizzarono perfettamente gli elementi oggettivi e scientifici promossi allora dall’illuminismo.

Il Canaletto riprese anche immagini di luoghi diversi dai suoi abituali, rappresentando, fra le altre, la veduta di Corfù per Johann Matthias von der Schulenburg, un feldmaresciallo e conte che prestò servizio nella repubblica veneziana istituendovi anche un esercito. Quest’ultimo è un esempio di pittura celebrativa per la vittoria del militare sull’isola ai danni dei Turchi Ottomani. La peculiarità dei dipinti del Canaletto sta anche nell’accuratezza dei particolari e nell’uso dello sfocato per i personaggi sullo fondo, come anche nella realizzazione dal vivo delle sue opere non elaborate da schizzi.

I dipinti e le realizzazioni esposte a Roma provengono dai maggiori musei in tutto il mondo. Le opere esposte provengono da musei prestigiosi come il Museo di Belle Arti di Budapest, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la National Gallery di Londra, il Museo Pushkin di Mosca (solo per citarne alcuni), a testimonianza dell’internazionalità raggiunta da questo artista. Tra quelle che potrete ammirare sono state incluse anche alcune opere provenienti dai musei statunitensi di Boston, Cincinnati e Kansas City. Molte delle sue opere sono normalmente esposte nelle istituzioni museali italiane come la Fondazione Giorgio Cini, i Musei Reali di Torino, il Castello Sforzesco di Milano, le Gallerie Nazionali d’arte Antica di Palazzo Barberini e la Galleria Borghese di Roma.

Tra tutte le opere in mostra sono presenti anche pezzi rari e mai esposti in Italia, motivo per cui vale davvero la pena cogliere quest’occasione al volo ed accorrere a Palazzo Braschi, nei pressi di Piazza Navona, prima della sua conclusione fissata per il 19 agosto.
In totale, la mostra racchiude 42 dipinti, includenti anche pezzi celeberrimi, 16 libri, vari documenti di archivio e 9 disegni. I capolavori che maggiormente colpiscono in questa retrospettiva sono due opere della Pinacoteca Gianni e Marella Agnelli di Torino, ovvero Il Canal Grande con Santa Maria della Carità e Il Canal Grande da nord, verso il Rialto. Entrambi sono esposti per la prima volta con un manoscritto che si trova presso la Biblioteca Statale di Lucca, che espone le circostanze della realizzazione di questi due dipinti a partire dalla loro commissione fino alla completa realizzazione.

Roma, arriva la MIC card

Una buona notizia per gli studenti e i residenti di Roma: è finalmente arrivata la MIC card. Per 12 mesi e al prezzo di soli 5 euro, tutti i residenti e domiciliati nella capitale nonchè tutti gli studenti italiani e stranieri iscritti alle università pubbliche e private cittadine potranno acquistare la MIC card che darà accesso gratuito ai più importanti musei della città. Con la MIC card si pagherà infatti solamente l’eventuale visita guidata; il biglietto d’ingresso al museo per chi ne sarà possessore rimarra gratuito. Ma non solo l’entrata al museo: questa tessera da’ diritto anche a partecipare ad alcuni eventi e attività didattiche organizzate.

Una bella iniziativa per tutti gli amanti della cultura e dell’arte visto che i musei aderenti son ben 19. Finalmente, dopo svariate riunioni in consiglio comunale, l’amministrazione ha deciso di far partire questa iniziativa alquanto vantaggiosa. Dal 5 luglio 2018 ne è partita la vendita che permetterà l’ingresso a 19 musei e due aree archeologiche da visitare tutto l’anno, compresi i giorni festivi. Il possessore della card non avrà bisogno di effettuare alcuna prenotazione, se non per previa richiesta del museo stesso. L’ingresso gratuito è esteso anche alle collezioni permanenti e alle mostre temporanee dei musei aderenti, escluse soltanto quelle di Palazzo Braschi e del Museo dell’Ara Pacis.

I musei a libero accesso con la MIC card sono:

  • Musei Capitoli, Centrale Montemartini
  • Mercato di Traiano – Museo dei Fori imperiali
  • Museo dell’Ara Pacis, Museo di Roma
  • Museo civico di Zoologia
  • Museo di Roma in Trastevere
  • Galleria d’arte Moderna, Museo di Villa Torlonia
  • Museo delle Mura, Villa di Massenzio
  • Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco
  • Museo di Casal de’ Pazzi, Museo Napoleonico
  • Casa Museo Alberto Moravia
  • Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina
  • Museo Pietro Canonica a Villa Borghese
  • Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese.

Una lista notevole che farà la felicità di molte persone. Il progetto, appoggiato dal ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Alberto Bonisoli, potrebbe essere riproposto anche in altre città d’Italia. E non finisce qui: la lista dei luoghi a libero accesso potrebbe ampliarsi in quanto la capitale presenta molti altri luoghi che potrebbero essere inclusi.

Un altro vantaggio della MIC card è che i possessori potranno usufruire di uno sconto del 10% in tutti i bookshop e caffetterie dei musei presenti nella lista. Inoltre è valida anche se i musei effettuano delle aperture straordinarie come le festività natalizie e pasquali. La MIC card si può acquistare online sul sito dei musei con l’aggiunta di 1 euro di prevendita e si può ritirare alla biglietteria dei musei. Oppure si può acquistare direttamente a uno dei musei rientranti nella lista. Dopo la sua scadenza è possibile rinnovarla. Al momento dell’utilizzo va presentata all’entrata del museo con documento di identità in quanto è nominativa. Sono immediatamente attive, mentre quelle acquistate online lo diventano al momento del ritiro.

Il Sindaco della capitale, Virginia Raggi, si dichiara molto soddisfatta di questo progetto unico in Europa, in quanto permette agli studenti universitari e residenti di avvicinarsi all’arte e alla cultura e di scoprire alcune delle bellezze della città eterna per molti ancora inesplorate. L’obiettivo è quello di diffondere questa opportunità da cogliere al volo.