Il 3 ottobre aprirà i battenti a Roma, negli spazi del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, una mostra completamente dedicata al celebre artista Andy Warhol, in occasione della ricorrenza del novantesimo anniversario della sua nascita.
La mostra Andy Warhol è completamente curata e raccontata dall’organizzazione Arthemisia in collaborazione con Eugenio Falcioni e Art Motors.
L’esposizione parte dalle origini artistiche della corrente Pop Art, da quando il genio nativo di Pittsburgh nel 1962 inizia la sua attività nel campo della serigrafia, creando la celebre serie Campbell’s Soup, le famose minestre in scatola che Warhol prende in prestito dagli scaffali del supermercato, consegnandoli di diritto nella storia dell’arte contemporanea.
A seguire troviamo le serie dedicate ad Elvis, a Marilyn Monroe ed alla Coca Cola.
Il percorso si articola attraverso 170 opere circa, cercando di sintetizzare, per quanto possibile, la storia e la vita di un personaggio che ha segnato per sempre non solo la storia dell’arte negli anni a seguire, ma anche il cinema e la musica, andando a tracciare un percorso ben definito che ha stravolto qualsiasi definizione di estetica precedente.
Ma cosa ha rappresentato davvero Andy Warhol? Artista impossibile da descrivere con un’unica etichetta, fu una figura a tutto tondo: pittore, regista ma soprattutto il più grande fautore della commercializzazione delle opere d’arte.
Le prime mostre di Warhol risalgono agli anni Cinquanta ma fu a partire dal 1962 che l’artista iniziò a realizzare le prime serigrafie, scegliendo come soggetto delle sue opere prodotti commerciali, personaggi dei fumetti ed icone del suo tempo: da Braccio di Ferro a Superman, passando per la Campbell’s Soup alla Coca Cola, le immagini che Warhol sceglieva di volta in volta erano prese a piene mani dalla cultura americana di quegli anni per poi essere elaborate in serie, così da portare all’esasperazione quella teoria che voleva che l’arte venisse letteralmente consumata così come qualsiasi altro prodotto commerciale.
Come detto, Andy Warhol è famoso soprattutto per essere il portatore e l’ideatore della celebre corrente artistica denominata Pop Art.
Nel 1962 Warhol fondò la Factory: si trattava di uno studio in cui i primi collaboratori del geniale artista producevano delle serigrafie, ma rappresentava sostanzialmente un punto di ritrovo per superstar o artisti che stavano cercando di scalare la vetta del successo.
Di questi anni è la nascita del progetto Marilyn, quella che sicuramente è la più famosa opera di Warhol. Nel 1967, l’artista realizzò circa 10 serigrafie su superficie cartacea che raffiguravano il volto della diva americana: queste opere divennero poi parte di un ciclo più ampio all’interno della quale Warhol raffigurò altri importanti personalità dell’epoca, come Guevara o Mao Tse Tung.
Osservando quest’opera, ad una prima occhiata, si potrebbe pensare che non richiedano un grande sforzo od una grande creatività per essere realizzate, ma tutto ciò è proprio quello che Warhol stesso vuole portarci a credere: dato l’elevatissimo successo di questi lavori, l’artista americano riuscì a dimostrare come l’arte sia davvero a portata di tutti e rappresentare, quindi, un bene di larghissimo consumo e non un mero beneficio destinata ad una èlite più abbiente.
La creatività di Warhol non si fermò però al mondo della pittura, ma ricoprì numerosi altri settori dell’arte: a partire del mondo dell’editoria e del giornalismo, a quello del cinema, dove Warhol si occupò di raccontare numerose sfaccettature più oscure del mondo umano, come la droga o l’omosessualità, passando per un breve periodo anche alla musica, all’interno del quale finanziò il primo disco dei Velvet Underground.