Roma vuole uscire da quell’alone di depressione in cui è crollata, dove si cruccia nel pensiero del suo degrado, dando per realtà il fatto che un riscatto non sia possibile. Molte sono le aree su cui c’è bisogno di un intervento netto e deciso, è su questo che lavora la mostra Riscatti di città, perchè Roma vuole rinascere.
Grazie a un approccio multidisciplinare, presso il Palazzo Merulana, dal 18 gennaio al 17 febbraio viene offerta una panoramica urbanistica e architettonica su come è Roma e in che modo si sviluppa il tessuto cittadino, se le zone più vissute sono una certezza, si cerca una bonifica di tutto il resto che circonda le aree ben curate del tessuto cittadino.
Illustrazione e studio
La visione completa è data da elementi derivanti da correnti differenti, fotografia, grafica, video e modelli dal taglio moderno e visionario.
Il nome completo dello mostra è Riscatti di città: la rigenerazione urbana a Roma, perché di rigenerazione si tratta. Questo vuol dire che l’attenzione è posta sui luoghi abbandonati e rigenerabili della città grazie alle rielaborazioni e se ne studia un riutilizzo di utilità sociale attraverso una serie di incontri tra professionisti volti a stimolare la partecipazione comune su tale argomento.
Se da una parte le foto e i video mostrano come è oggi la realtà di cui stiamo parlando, i modelli illustrano come potrebbe diventare grazie a una collaborazione sinergica di cittadini, comune e regione.
Non bisogna sottovalutare il fattore di Roma come esempio dell’italianità, è la città che più ci rappresenta nel mondo e non può essere lasciata a se stessa, tra zone di periferia abbandonate e dismesse, costruzioni in disuso.
Il progetto
La mostra è curata da Nicola Brucoli e Carlo Settimio Battistini, in collaborazione con Palazzo Merulana, CoopCulture, Fondazione Elena e Claudio Cesari. Tutti hanno unito le loro forze per creare un progetto per prendere atto delle criticità del territorio e le infinite possibilità che una bonifica potrebbe offrire per rivalutare quella è la periferia romana.
Se da una parte l’intento è quello di mostrare il caos dell’abbandono, i così detti mostri ecologici, dall’altra si vuole utilizzare l’arte sociale per rivalutare spazi che restano fuori dalla portata della vita urbana più intesa.
Bonifica e rigenerazione
La ricostruzione e il riutilizzo sono ormai degli argomenti caldi dell’architettura urbana. Nella riprogettazione delle metropoli si ha un occhio di riguardo per quella che è la rivalutazione delle parti divenute buie della città, quelle in cui ci sono strutture a cui dare nuova vita per far rinascere dalle proprie ceneri interi quartieri che sono alla ricerca del proprio riscatto.
L’obbiettivo comune a tutti i progetti di questo tipo è quello di dare valore a parti della città che ormai erano tagliate fuori dalla ramificazione urbana, zone che sono divenute solo di passaggio, si restituiscono a una vita attiva e residenziale, con famiglie che saranno il diamante di punta di aree che vedranno crescere nuove generazioni.
Nuove abitazioni, scuole, spazi verdi dove le famiglie potranno dar luogo alla loro vita quodiana, espansione del tessuto cittadino com’è ora.